lunedì 15 ottobre 2012

LA VITE E I TRALCI GV 15,1-8


2 commenti:

  1. –FAUSTI - “IO-SONO” è una forma di rivelazione , che richiama il nome del Dio Salvatore, dato a Mosè (Es.3.14). Gesù la applica a sé. 
    Qui è seguita da un predicato , che specifica il Suo rapporto con noi.
    Ha già detto : IO SONO il pane, (6,35) , la luce (8,12) , la porta (10,7), il pastore (10,11), la risurrezione e la vita (11,25), la via ,la verità e la vita (14,6). 
    Ora dice IO SONO la vite, quella vera, come aveva detto di essere il pane, quello vero.
    Lui è la vera vite, a differenza di altre che non danno frutto, come è il vero pane, diverso da altri cibi che non saziano, la vera luce, diversa da altri bagliori che non illuminano.
    La vigna è simbolo del popolo dell'Alleanza.
    Qui si sostituisce alla vigna la vite, si passa dal collettivo al singolo che rappresenta tutti.
    Questo passaggio dal molteplice all'Uno è fondamentale : in Lui, il Figlio, tutti diventiamo figli , vero popolo di Dio , che porta il frutto dell 'Alleanza.
    L'Alleanza vera è quella tra il Padre e il Figlio, che abbraccia la creazione intera.
    Nella carne del Figlio di Dio si compie la comunione tra Creatore e creatura.
    Finisce la storia di infedeltà dell'uomo ,che rende infruttuosa la sua esistenza : in lui finalmente la terra dà il suo frutto . Israele fiorisce e germoglia, riempiendo il mondo di frutti.
    Colui che ha cura della vite è il Padre stesso, nel Suo amore per il Figlio. L'unione tra il Figlio e ogni uomo è come quella tra la vite e il tralcio . 
    Hanno un'unica vita e producono l'identico frutto . 
    In Lui, Vera Vite, ritorniamo a Dio e alla Sua Alleanza. 
    L'essere o dimorare “in” Lui è condizione per vivere ed essere fecondi. Gesù ha parlato di messe abbondante e di grano che porta molto frutto (12,24). Non portare frutto è essere fuori dal comando e dalla benedizione fondamentale del Creatore che vuole le creature partecipi della Sua fecondità. Una vita che non dà vita è morta, una luce che non dà luce è spenta.
    Il frutto di cui si parla sarà chiaro solo alla fine.
    Purtroppo possiamo essere discepoli di Gesù solo a parole, senza vivere la Sua Parola.
    E' un severo ammonimento perchè non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. Se però non viviamo di Lui e non amiamo i fratelli, siamo rami morti, siamo non figli, che si autoescludono dal Figlio e dal Padre, recisi dalla fonte della vita.
    Questo è il dramma dell'uomo , ma anche di Dio che troverà la Sua soluzione sulla Croce, dove il legno verde porta in sé la maledizione del legno secco. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito” (3,16). Nell'Alleanza, sia Antica che Nuova, Dio è sempre fedele 
    Ciò che manca è la nostra risposta, lasciata alla nostra libertà.
    Gesù, il Figlio, è il primo che risponde, amando il Padre e i fratelli. Il Padre è un agricoltore che sa il Suo mestiere. Si prende cura della Sua vite togliendo i rami infecondi e sfrondando gli altri, perchè siano più fruttiferi. Dio in noi purifica dall'egoismo ciò che è bene e toglie ciò che è male, palese o meno.
    C'è una “purezza” fondamentale nel discepolo, operata dalla parola, “più tagliente di una spada a doppio taglio”, che penetra fin nelle profondità dei pensieri e del cuore.
    La Parola mette a nudo la nostra verità, è un costante esorcismo che ci libera dalla menzogna.
    La Parola del Signore è Spirito e Vita (6,63) : ci comunica lo Spirito, la Vita del Figlio.
    Il Battesimo di Cristo è innanzi tutto un'immersione nella Parola , che ce lo fa conoscere e amare.
    Essa ci porta a sfrondare i nostri egoismi , a rompere con l mondo e ad assimilarci a Lui.
    “Rimanete in me” : è un imperativo : il Signore ci supplica di essere tralci uniti alla vite. Dimoriamo in Lui dimorando nel Suo Amore per noi , sorgente del nostro amore reciproco.

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