giovedì 17 maggio 2012

GESU' E NICODEMO Gv 3,1-21

3 commenti:

  1. FAUSTI - Nicodemo chiama Gesù “Maestro”. Non è un semplice collega : sa che è venuto da Dio , come Mosè, e, vedendo i segni che compie, conclude che Dio è con Lui.
    Lo riconosce come Maestro e Messia, autenticato da Dio.Gesù conduce Nicodemo al di là della legge, sino alla sorgente stessa della vita : al dono del cuore nuovo e dello spirito nuovo di cui parlano i profeti che pure il fariseo conosce.
    Entrare nel Regno di Dio non è opera dell'uomo, ma dono di Dio.
    In questo Regno di libertà entra non chi cerca di conquistarlo, ma chi accetta di essere figlio, chi diventa come un bambino, figlio nel Figlio.Il Battesimo di Gesù, oltre che nell'acqua – che in Giovanni è simbolo della vita- (4,14 – 7,37- 19,34) – sarà nello Spirito, che è fuoco divino di amore.
    Uno infatti esiste come persona quando è amato . Nasce dalla ferita del cuore di chi lo accoglie e lo lascia entrare in sé, amandolo così com'è, distinto da sé.
    Uno viene alla luce piena quando lui stesso ama. Le Parole di Gesù a Nicodemo hanno l'intento di operare in noi quel passaggio al cuore nuovo, richiesto dalla legge e promesso dai profeti che vediamo ben descritto ( Filippesi 3) da Paolo che racconta la sua esperienza di uomo della legge che incontra il Signore.
    “Ciò che è generato dalla carne, è carne...” Carne, in opposizione a spirito, indica ciò che ci accomuna alla terra : l'elemento debole, corruttibile e mortale.
    Spirito invece è ciò che ci imparenta con Dio : la forza perenne del principio vitale.
    Sin dall'inizio l'uomo è composto di argilla e di soffio divino (Gen 2,4), di terra e di cielo.
    La terra non può vivere che di cielo.
    Gesù chiama “cose terrestri “ quanto ha detto sulla nascita dalla carne e sulla necessità di una nascita dallo Spirito. Infatti ne parlano la legge e i profeti, chiamati terrestri, perché testimoni di quella luce che da sempre è presente, nella creazione e nella storia d'Israele.
    Essi danno voce al desiderio dello Spirito che è in ogni uomo. Se non si crede a questa voce, non si crede neanche alla Parola, che ci rivela le cose celesti.
    La legge infatti non è in cielo, ma vicina ad ogni uomo, Le cose celesti invece sono rivelate dal Figlio, disceso dal cielo. Gesù vuol aprire Nicodemo, maestro della legge, al dono dello Spirito, che l'uomo della terra non comprende.In Lui conosciamo la verità di Dio e nostra . Egli ci ama e noi siamo l'amore che Lui ha per noi.
    Volgendo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto, (19,37) ai piedi della croce scopriamo questa verità che ci fa liberi (8,32) e nasciamo dall'alto.

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  2. --> “ Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi”.
    Infatti “Dio è Amore” (1Gv 4,16).
    “Da dare il Figlio Unigenito” Ci ha dato il Figlio, perché solo in Lui, che ama come è amato, vediamo la nostra identità di figli del Padre.“Non per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui” Il Figlio ha lo stesso giudizio del Padre. Egli viene con il flagello nel tempio non per giudicare o condannare il mondo peccatore. E' venuto a salvarlo proprio “purificando” il Tempio, sdemonizzando con la Sua Croce l'immagine diabolica che l'uomo ha di Dio e di sé. In Lui innalzato abbiamo la conoscenza vera di Lui e di noi stessi , che la bocca del serpente ci aveva sottratta. Aderire a Lui è la santità e giustizia vera : è vivere del Figlio e da figli, partecipare alla gloria comune del Padre e del Figlio.
    Per Nicodemo, come per tutti, è lento il travaglio che fa venire alla luce. Giungere alla verità è un cammino di liberazione progressiva, di piccoli passi.. E lo compie la Parola stessa.

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    1. LETTURA DEL GIORNO
      Dagli Atti degli Apostoli
      At 4, 32-37

      La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
      Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
      Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa “figlio dell’esortazione”, un levìta originario di Cipro, padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.

      VANGELO DEL GIORNO
      Dal vangelo secondo Giovanni
      Gv 3,7b-15

      In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
      Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

      PAROLE DEL SANTO PADRE
      «Nascere dall’alto» (Gv 3,7) è nascere con la forza dello Spirito Santo. Noi non possiamo prendere lo Spirito Santo per noi; soltanto, possiamo lasciare che Lui ci trasformi. E la nostra docilità apre la porta allo Spirito Santo: è Lui che fa il cambiamento, la trasformazione, questa rinascita dall’alto. È la promessa di Gesù di inviare lo Spirito Santo (cfr At 1,8). Lo Spirito Santo è capace di fare delle meraviglie, cose che noi neppure possiamo pensare. Un esempio è questa prima comunità cristiana, che non è una fantasia, questo che ci dicono qui: è un modello, dove si può arrivare quando c’è la docilità e si lascia entrare lo Spirito Santo e ci trasforma. Una comunità – diciamo così – “ideale”. È vero che subito dopo di questo incominceranno dei problemi, ma il Signore ci fa vedere fino a dove potremmo arrivare se noi siamo aperti allo Spirito Santo, se siamo docili. In questa comunità c’è l’armonia (cfr At 4,32-37). Lo Spirito Santo è il maestro dell’armonia, è capace di farla e l’ha fatta qui. La deve fare nel nostro cuore, deve cambiare tante cose di noi, ma fare l’armonia: perché Lui stesso è l’armonia. Anche l’armonia fra il Padre e il Figlio: è l’amore di armonia, Lui. E Lui, con l’armonia, crea queste cose come questa comunità così armonica. Ma poi, la storia ci dice – lo stesso Libro degli Atti degli Apostoli – di tanti problemi nella comunità. Questo è un modello: il Signore ha permesso questo modello di una comunità quasi “celeste”, per farci vedere dove dovremmo arrivare. (Omelia Santa Marta, 21 aprile 2022)

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