lunedì 7 maggio 2012

CANA GV 2,1-11

1 commento:

  1. Questo racconto ci fa vedere “dove dimora “ il Signore e la Sua Gloria .
    Nella gioia e nell'amore, non nel recinto del tempio, ridotto a supermercato del religioso.
    Questa scena iniziale , come quella del Battesimo nei sinottici, vuole subito farci comprendere che Dio è scandalosamente diverso da quello che noi pensiamo.
    Il primo “segno” del Figlio di Dio consiste nell'aggiungere più di 600 litri di vino a un banchetto ! Cosa avrebbe detto il Battista, l'asceta del deserto ? Con tutti i problemi di fame che ci sono nel mondo, alcolismo a parte, non poteva fare qualcosa di più utile e meno inutile?
    Inoltre, perché dare vino e gioia , invece di predicare astinenza e impegno?
    Il terzo giorno è nei Vangeli quello della Resurrezione, dell'intervento definitivo di Dio.
    Le nozze sono l'immagine più bella dell'Alleanza tra Dio e il Suo popolo, in un Amore più forte di ogni infedeltà e della stessa morte.
    Cana richiama qanàh (acquistare), allusione al popolo che Dio si è acquistato.
    La Madre “era lì” , come le sei idrie di pietra, fatte per contenere quell'acqua che diventerà vino bello. Non si dice il suo nome . è chiamata madre dal narratore e “donna” da Gesù. “Madre” indica la relazione col Figlio, al quale dà la vita , “donna” (sposa) la relazione con lo Sposo, dal cui Amore corrisposto viene la vita del Figlio. Se l'olio e il pane sono necessari per vivere, il vino, che rallegra il cuore dell'uomo (Sl 104,15) , è quel superfluo necessario per vivere felicemente. E' immagine dell'amore tra sposo e sposa, tra Creatore e creatura, in cui si compie la creazione e l'uomo passa dal sesto al settimo giorno, a Dio stesso, che è l'ebrezza d'amore. Senza questo vino, l'uomo perde la propria identità,la somiglianza con Dio. Questo vino bello è quel di più che fa sì che l'uomo sia tale. E' l'amore.
    L'amore non serve a nulla, ma tutto serve all'amore, che è la vita stessa di Dio e nostra.
    “Non hanno più vino” è quanto la madre dice a Gesù.
    La semplice constatazione è insieme richiesta e attesa. Nelle nozze tra Dio e l'uomo il vino è mancato sin dall'inizio, con Adamo. E ancora dopo, ancora prima che Mosè scendesse dal monte con le tavole dell'Alleanza, il popolo già l'aveva rotta con l'adorazione dl vitello d'oro (Es 32).
    Amare lo Sposo è il grande comando che , secondo i profeti, non è mai stata la virtù della sposa.
    Maria, con il Battista e quelli che lo ascoltano, rappresenta l'Israele che sospira l'alleanza nuova, il cuore nuovo (Ez 36,22-32) e le benedizioni promesse (Ger 33,14-26).“Erano lì sei idrie di pietra” i dettagli non sono superflui. Sono rispettivamente un richiamo alla creazione dell'uomo, compiuta al sesto giorno, alla legge scritta su tavole di pietra e ai riti che essa prescrive. Anche le idrie sono lì, come la Madre di Gesù.“Ogni uomo serve prima il vino bello” Questo avviene nel mondo . Tutto all'inizio è bello, ebbro di vita e di amore. Poi tutto invecchia e decade . Il vino si fa sempre più scadente, viene a mancare e la festa è finita.
    Fortunato chi è sufficientemente stordito da non accorgersene più che tanto !
    “Tu invece hai custodito il vino bello fino a questo momento” La creazione non è un decadimento del sesto giorno : è un cammino verso la festa del settimo.
    Il dono di nozze non è solo il primo, bensì il principio dei segni. Tutti gli altri scaturiscono come un ruscello da questa fonte : Gesù ristabilisce l'alleanza e finalmente l'uomo ottiene, grazie a Lui, il “vino bello”.

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