venerdì 22 giugno 2012

GESU' A CANA Gv 4, 43-54


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  1. LETTURA DEL GIORNO
    Dal libro del profeta Isaìa
    Is 65,17-21

    Così dice il Signore:

    «Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra;
    non si ricorderà più il passato,
    non verrà più in mente,
    poiché si godrà e si gioirà sempre
    di quello che sto per creare,
    poiché creo Gerusalemme per la gioia,
    e il suo popolo per il gaudio.
    Io esulterò di Gerusalemme,
    godrò del mio popolo.

    Non si udranno più in essa
    voci di pianto, grida di angoscia.
    Non ci sarà più
    un bimbo che viva solo pochi giorni,
    né un vecchio che dei suoi giorni
    non giunga alla pienezza,
    poiché il più giovane morirà a cento anni
    e chi non raggiunge i cento anni
    sarà considerato maledetto.
    Fabbricheranno case e le abiteranno,
    pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto».



    Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato
    e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
    3 Signore Dio mio,
    a te ho gridato e mi hai guarito.
    4 Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
    mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.

    5 Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
    rendete grazie al suo santo nome,
    6 perché la sua collera dura un istante,
    la sua bontà per tutta la vita.
    Alla sera sopraggiunge il pianto
    e al mattino, ecco la gioia.

    7 Nella mia prosperità ho detto:
    «Nulla mi farà vacillare!».
    8 Nella tua bontà, o Signore,
    mi hai posto su un monte sicuro;
    ma quando hai nascosto il tuo volto,
    io sono stato turbato.
    9 A te grido, Signore,
    chiedo aiuto al mio Dio.

    10 Quale vantaggio dalla mia morte,
    dalla mia discesa nella tomba?
    Ti potrà forse lodare la polvere
    e proclamare la tua fedeltà?
    11 Ascolta, Signore, abbi misericordia,
    Signore, vieni in mio aiuto.

    12 Hai mutato il mio lamento in danza,
    la mia veste di sacco in abito di gioia,
    13 perché io possa cantare senza posa.

    Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 4,43-54

    In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.

    Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.

    Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.

    Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.

    Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Troviamo che il Signore ha tanto entusiasmo: parla di gioia e dice una parola: "Godrò del mio popolo’. Il Signore pensa a quello che farà, pensa che Lui, Lui stesso sarà nella gioia con il suo popolo. E’ come se fosse un sogno del Signore: il Signore sogna. Ha i suoi sogni. I suoi sogni su di noi. ‘Ah, come sarà bello quando ci troveremo tutti insieme, quando ci troveremo là o quando quella persona, quell’altra … quell’altra camminerà con me …" E’ il ‘sogno’ di Dio. (Santa Marta, 16 marzo 2015)

    FAUSTI - Dalla Giudea alla Samaria , il dono del Figlio passa alla Galilea, e si offre a ogni uomo che si confronta con i propri limiti, in termini di vita e di morte. Nessumo è estraneo a Dio. Anzi, solo chi non accampa meriti può ricevere ciò che è puro dono. Per tutti, vivere è credere all'amore con cui il Padre ama il Figlio . È lo stesso con cui è amato da ciascuno di noi. Conoscere questo è vita eterna.
    C'era un ufficiale, il cui figlio era infermo” E' un subalterno al potere, che insieme subisce ed esercita. Non si tratta di un figlio, è “il” figlio, unico. E' il primo incontro tra il Salvatore del mondo e un uomo di mondo. Ed è il primo incontro tra Gesù e il problema di ogni uomo :l'infermità e la morte.
    “Udito che Gesù era venuto, andò da Lui e Lo pregava che scendesse e guarisse suo figlio”
    Va' , tuo figlio vive! L'uomo credette alla Parola!” Gesù non scende a guarire ; dice solo che il suo “figlio vive” Gesù non dà prove , semplicemente dice ciò che sa : vivere è credere alla Parola che dà la possibilità di diventare figli di Dio. La guarigione che seguirà sarà il segno del cambiamento avvenuto nel padre . La sua fede farà sì che l'infermità/morte del bambino/servo si trasformi nella nascita del figlio libero.
    Il funzionario ora è chiamato uomo. Chi crede alla Parola di vita non è più un funzionario del re , preso nell'ingranaggio morale servo/padrone . È diventato uomo.
    L'ora” il segno avvenuto ieri produce “oggi” il prodigio del terzo giorno . La fede, che dona la vita a chi crede nel Figlio. “All'ora settima” E' l'ora dopo la sesta , quando inizia la glorificazione di Gesù , innalzato sulla croce. La Parola di Gesù è stata efficace all'istante. La fede in essa ha fatto passare dalla notte alla luce del terzo giorno quest'uomo, primizia dell'abbondante frutto che produrrà il seme deposto sotto terra. Quest'uomo ora diventa padre, perché, per la fede nella Parola, è in cammino verso il figlio che vive. Di lui anche noi ci riconosciamo discendenti.

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