lunedì 25 giugno 2012

"IL PADRE MI HA MANDATO" Gv 5,31-47


4 commenti:

  1. LETTURA DEL GIORNO
    Dal libro dell'Èsodo
    Es 32,7-14

    In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va', scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostràti dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto». Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione». Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre». Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 5,31-47

    In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Quello che è cambiato, è Mosè, perché Mosè credeva che il Signore avrebbe distrutto il popolo e lui cerca, nella sua memoria, come era stato buono il Signore con il suo popolo, come lo aveva tolto dalla schiavitù dell’Egitto e portato avanti con una promessa. E con queste argomentazioni, cerca di convincere Dio, ma in questo processo lui ritrova la memoria del suo popolo, e trova la misericordia di Dio. Questo Mosè, che aveva paura, paura che Dio facesse questa cosa, alla fine scende dal monte con una cosa grande nel cuore: il nostro Dio è misericordioso. Sa perdonare. Torna indietro sulle sue decisioni. E’ un Padre. (S. Marta 3 aprile 2014)

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  2. FAUSTI – Le Scritture, come pure la creazione con il suo linguaggio silenzioso (Sl 19,1-4), non parlano che di questa meraviglia : noi, il creato intero e Dio stesso, tutto è dono d'amore.
    Ma noi siamo sordi a questa Parola. Abita in noi un'altra parola, di menzogna, che ci ha avvelenato di morte la vita. La testimonianza è il fondamento del rapporto tra gli uomini. Se si testimonia ciò che si conosce e si ama , si trasmette luce e vita , se si testimonia ciò che non si conosce o non si ama, si diffonde tenebra e morte.
    L'oggetto della testimonianza riguarda il bisogno fondamentale di ogni persona: essere figlio amato dal Padre. I testimoni di questa verità, che è il sogno più bello che Dio abbia messo nel cuore dell'uomo, sono il Padre stesso, con le opere che fa compiere al Figlio, il Battista,
    e Mosè con tutte le Scritture.
    La Creazione e la Rivelazione, tutta la storia, parlano dell'Amore del Padre, che ci dona di essere Suoi figli.
    “Non ricevo testimonianza da un uomo” Giovanni è un uomo , la testimonianza del Figlio invece viene direttamente dal Padre. Ma Gesù ricorda Giovanni perché è stato il primo ad accoglierlo. Egli è il profeta che non si accontenta del culto della Parola, ma tiene sempre un occhio su chi parla e l'altro su di sé, per capire l'intenzione della Parola e viverla nella propria situazione.“Io ho la testimonianza più grande di Giovanni” Giovanni, secondo il suo desiderio, “diminuisce” perché Lui cresca , così anche la sua testimonianza cede il posto ad una più grande.Ciò che si fa, testimonia chi si è. Gesù compie le stesse opere del Padre! Dopo aver parlato del Battista e delle proprie opere, Gesù torna alla testimonianza dell'Altro.Il Padre ha testimoniato di lui non solo attraverso le sue opere di Figlio, come ha appena detto. Chi accoglie la Parola, dentro di sé ascolta la voce e vede il volto del Padre, che il Figlio è venuto a mostrarci.
    Questo avviene perché, se la Parola dimora in noi, il nostro cuore si illumina della sua verità : é la testimonianza interiore dello Spirito, concessa a chi ha in sé l'amore
    di Dio,che gli fa comprendere la Scrittura.
    E' quell'attrazione interiore del Padre che rende l'uomo disponibile ad essere "teodidatta ",discepolo di Dio...
    Si può interrogare la Parola dimenticando Colui che parla.Se mi ricordo solo della Parola, in qualche modo "prendo" la Parola,se mi ricordo di Chi parla, sono preso dalla sua Parola...
    La Parola, se dimentica l'Altro che parla,diventa oggetto di rapina e strumento di dominio. La gloria è la consistenza, l'identità di una persona, che viene dal suo riconoscimento. Si tratta di scegliere tra il riconoscimento degli uomini e quello di Dio, tra vana-gloria e gloria vera . Gesù non è in cerca di vana gloria.
    La Sua autostima gli viene dall'essere riconosciuto e amato dal Padre.
    La stoltezza è cercare altrove la propria gloria. Chi non conosce l'amor del Padre, la preziosità di cui gode ai Suoi occhi – l'uomo per Lui è un prodigio, molto bello (Is 43,4) – ignora la propria identità, manca del suo peso. Il suo bisogno di stima resta vuoto e inappagato. Non cercate la gloria che viene solo da Dio” La gloria che ci viene da Dio è la nostra identità di figli, infinitamente amati dal Padre. Chi la cerca altrove, non conosce né le Scritture, né se stesso. E' cieco davanti alla gloria, alla luce sua e di Dio.

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  3. Gesuiti -Non avete in voi stessi l’amore di Dio Tutte le Scritture parlano di Gesù, il Figlio che ci rende figli di Dio, compimento di ogni dono. La sua vita intera è testimonianza della Gloria di Dio: l’amore del Padre e dei fratelli. Chi è attaccato alla legge e non sa amare, non lo riconosce e rifiuta il dono di Dio. Praticamente nel cap. 5° è in gioco la sostanza stessa della religione, cioè il modo nel quale intendi Dio, il modo nel quale intendi la legge e il modo nel quale intendi l’uomo. Dio è il datore della legge, per qualcuno, quindi il giudice; la legge è un insieme di divieti che bloccano e ingessano l’uomo. L’uomo - poveretto - è schiavo della legge che non si può trasgredire. Gesù invece dà un’altra interpretazione di Dio: Dio è il Padre, il Padre non dà divieti, il Padre dà la vita e fa vivere e la legge non è un insieme di norme, ma è la libertà di chi ama e l’uomo non è uno schiavo della legge, ma è un figlio uguale al Padre.
    La testimonianza direi che è la categoria fondamentale dell’uomo e della sua cultura, perché tutto ciò che sappiamo e siamo è perché un Altro prima di noi l’ha saputo e lo ha testimoniato a noi. La testimonianza ad altri o da altri è la trasmissione della verità che di mano in mano si arricchisce e se la testimonianza è vera ed è dettata dall’amore, ecco che produce libertà e vita. Se la testimonianza è falsa produce schiavitù e morte, quindi è proprio sulla testimonianza e sulla qualità della testimonianza che si gioca l’esistenza dell’uomo e in questo brano si parla oltre che della testimonianza, dell’oggetto della testimonianza e dei testimoni e dei destinatari. L’oggetto della testimonianza è il bisogno fondamentale dell’uomo: l’essere o non essere figlio amato. L’uomo è in quanto figlio. Se uno è figlio di nessuno, non esiste, ed esiste come persona, in quanto amata, se no è solo infelice. Quindi l’oggetto della testimonianza che Gesù dà, e la dà ad ogni persona, è che c’è per noi un amore assoluto, di cui tutti andiamo in ricerca che è l’amore del Padre e che è quell’amore che Gesù ha testimoniato oltre quella che pensano essere la legge i farisei. Poi Gesù esibisce i testimoni della verità di quello che dice. Prima esibisce un testimone che chiama: “l’Altro”, che è il Padre; poi le sue opere; è coi fatti che si testimonia la verità di ciò che si è; e poi il Battista e le Scritture e Mosè. E i destinatari della testimonianza siamo tutti noi; ogni uomo
    la testimonianza esige non solo un’apertura mentale libera da pregiudizi, ma anche una libertà del cuore che ama la verità al di sopra di ogni interesse, che ha l’amore per la verità, perché per lui la verità dell’amore sta sopra tutto; un cuore che ama, che capisce; un cuore che è libero. E così anche Gesù denuncia il motivo della nostra incredulità. Il motivo della nostra incredulità è un non sapere che proviene da un non amare: chi non ama non capisce.
    La prima testimonianza che Gesù porta e poi riprende è che “è un Altro che testimonia di me e so che la sua testimonianza è vera”. Chi è questo “Altro”? È l’unica volta in cui Dio è chiamato “Altro”, è un Altro.

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  4. --> Quindi non può esibire altre testimonianze direttamente, solo lui conosce questo amore, perché noi non lo conosciamo e lui è venuto a rivelarlo
    Poi la verità fondamentale qui in gioco è l’amore; allora c’è davvero un criterio interno di verità che sta dentro ciascuno di noi e Gesù si appella a questo che sono le vestigia di Dio che sono in noi come figli, quindi è lui che testimonia in noi.
    La prima testimonianza, dopo quella dell’”Altro”, è quella di Giovanni, l’ultimo dei profeti, che è stato il primo a riconoscere che Gesù è il Figlio di Dio.
    I profeti, a differenza dei maestri della legge ,non stanno attenti alla legge soltanto; hanno due occhi: con uno guardano non solo alla Parola, ma a chi parla per capirne l’intenzione, per non ridurre la lettera che uccide a feticismo e poi hanno l’altro occhio sull’uomo per vedere come viverla. Allora capiscono che quella Parola ha un senso e non un altro - è importante chi la dice - e poi guardano l’uomo, come possa viverla.
    Quindi è importantissimo questo richiamo alla profezia; la profezia è sempre un ascolto “diligente” un ascolto d’amore. Tante volte, invece, alla religione si deve piegare e l’intelligenza, e il cuore: né si ama, né si capisce, si esegue. Allora è tremendo. Dopo la testimonianza di Giovanni profeta - solo alla fine parlerà di quella di Mosè - parla della testimonianza delle opere. La prima testimonianza è ciò che fai. Anche adesso in cui viviamo in una società non più di cristianità - che è positivo al di là di quanto molti pensano - non sarà la legge che garantisce il fatto che tutti siamo cristiani, perché tutti osservano, se no si è bruciati, ma proprio la testimonianza dell’amore, quel che dice Paolo ai suoi quando dice: “Siate pronti a rendere conto della bella speranza che è in voi; però con discrezione, con rispetto, con dolcezza”. Ed è questa testimonianza che rende presente Dio, perché solo questa testimonianza d’amore è credibile. E il mondo - diceva Paolo VI – oggi non ha bisogno di maestri che insegnino la fede: ha bisogno di testimoni soprattutto, che vivano l’amore che è il contenuto della fede. E Gesù si appella alle sue opere con le quali testimonia ciò che lui è. Ha fatto risorgere un uomo e l’ha fatto camminare, l’ha fatto vivere, l’ha liberato. La sua testimonianza è quella che le sue opere liberano l’uomo, gli danno spazio, gli danno respiro, gli danno amore. Questa è la testimonianza della presenza di Dio. E anche oggi come faccio a sapere se una cosa è da Dio? Se dà vita, se dà libertà, se dà amore, se dà apertura agli altri. Se no non è certo da Dio, fosse anche la cosa più sacrosanta del mondo.
    E Gesù fa queste opere e sono queste opere in favore dei fratelli che testimoniano che lui è Figlio e testimoniano chi è Dio: Dio è Padre, perché lui, il Figlio, vive coi fratelli questo amore. Torno a dirlo, anche oggi come fanno a sapere chi è Dio? dovrebbero capirlo dalla nostra testimonianza, dal nostro amore verso i fratelli, anzi il Vangelo è molto esplicito: dal nostro amore verso i nemici. Perché il Padre non ha nemici, ha solo figli.
    Sappi che Dio ti parla, ascoltalo! Sappi che Dio lo vedi nella tua vita concreta, lo vedi in me, cioè lo vedi nelle opere d’amore che fai e che faccio e proprio in questo allora capisci che io sono inviato da Lui e che Lui è Padre.
    E Gesù è venuto a risvegliare questo amore che è in noi, questo amore che è Dio, questo amore del Padre che diventa poi amore dei fratelli. E il criterio ultimo di verità è questo amore che è in noi.
    Pensate, anche tra le persone, che rapporto di amore e di fiducia c’è, se ognuno cerca la “vanagloria”, cerca di imporsi all’altro. È questo che ci impedisce di conoscere la verità nostra e degli altri. Addirittura Gesù dice che impedisce la fede, la vanagloria è il contrario della fede. Non potete credere, perché la fede è fiducia nell’amore, nella realtà che c’è. Se la cerchi altrove vuol dire che non ce l’hai.

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