giovedì 14 febbraio 2013

LA CROCIFISSIONE Gv 19,16-22

2 commenti:

  1. FAUSTI - “Allora dunque Lo consegno'” E' la conseguenza inevitabile della premessa. 
    Pilato, il potente, deve subirla , perchè non ha deciso secondo coscienza.
    Gesù, senza essere stato condannato, è consegnato alla morte di croce.
    Pilato, rappresentante del potere politico, sacrifica la giustizia e perde la sua legittimazione : si riconosce ingiusto. Il suo lavarsi le mani (Mt27,24), non lo giustifica.
    Alla fine del processo , Pilato fa ciò che non vuole : condanna l'innocente. 
    Ma anche i capi fanno ciò che non vogliono : accettano il dominio di Cesare. 
    Nessuno fa ciò che vuole : ognuno fa ciò che l'altro vuole da lui.
    Così collaborano nel fare ciò che è male , sino a compiere il massimo male : l'uccisione del giusto.
    In questo modo, tutti insieme, senza saperlo né volerlo, e per le vie più storte, realizzano il disegno di Dio (At4,27) : intronizzano il re della Gloria.
    Il vero Re, giusto e libero, compie così la Sua e la nostra Pasqua.
    Mostrandoci quel Dio che nessuno mai ha visto, ci libera dall'accecamento che ci tiene schiavi della morte.Giovanni non racconta del Cireneo e delle donne che L'accompagnano (Lc 23,27): presenta invece Gesù che solleva e porta il peso della croce di Sua spontanea volontà.. E lo fa “per se stesso”, a Suo vantaggio.
    Infatti al Figlio interessa portare il legno che salva i fratelli.
    Gesù, portandosi la croce, compie il comando del Padre : ha il potere di dare la vita. Si realizza così pienamente come Suo Figlio, uguale a Lui : rivela la Sua Gloria.
    La porta “come un re il suo scettro, segno della sua gloria, della sua sovranità unibversale su tutti....come un guerriero vittorioso il trofeo della sua vittoria”(Tommaso D'Aquino).
    Gesù porta sulle spalle i segni del trionfo (Crisostomo) , sulle Sue spalle riposa la sovranità . (Is 9,5).
    “Uscì” Gesù non è condotto via, né portato al Golgota. Esce per Sua libera decisione , come uscì dalla città per andare nel giardino (18,1) , come uscì per andare incontro alle tenebre (18,4) come uscì dal pretorio per mostrarsi con le insegne regali (19,5).
    Ora esce per entrare in un altro giardino , dove l'albero della vita darà il suo frutto e si celebrerà il trionfo dell'amore.
    Per questo è uscito da Dio, dal Padre (16,28- 17,8).
    La Sua vita di Figlio è da sempre necessariamente un “uscire”.
    Il re, il Messia/Sposo, giudice del mondo, nel luogo detto litostroto, in ebraico Gabbata, sedette sul seggio.
    Ora, nel luogo detto cranio,('Una tradizione antica pone ai piedi della croce il teschio di Adamo. Colui che dall'albero prese la morte, ora, ai piedi della croce, riceve la vita') in ebraico Golgota, sale sul Suo trono : la croce.
    I discepoli, all'inizio, gli hanno chiesto :”Dove dimori?” (1,38). Ora vedono dove dimora il re d'Israele, il Figlio di Dio : sulla croce.
    La croce è congiunzione di opposti : cielo e terra, oriente e occidente.
    Segno di ordine e comunione, unisce alto e basso, abbracciando ogni distanza.
    In essa si incrociano le quattro dimensioni del cosmo : è il centro di tutto.
    Il re intronizzato non è solo. Al Suo fianco ci sono altri due compagni , che sono come Lui.
    Sono la primizia di quelli per i quali Gesù ha detto . “Voglio che dove sono io, anch'essi siano accanto a me, affinchè contemplino la mia Gloria” (17,24).
    “Altri due” Non sono altri da Lui, ma “altri due”, oltre a Lui, che sono nella Sua stessa condizione : sono a fianco di Colui che sta sul Suo trono. Due è principio di molteplicità. Questi due rappresentano tutti i crocifissi della storia : i poveri e gli affamati, gli afflitti e i perseguitati, quanti sono come Cristo, anche senza saperlo, addirittura senza conoscere Lui.
    A costoro si aggiungono quanti, per Cristo, ne prenderanno le difese e subiranno la stessa sorte.
    Tutte le vittime del male, ognuno della moltitudine dei “servi sofferenti”, formano la corte del Signore e Dio nostro.Posti sul Suo medesimo trono, sono nostri giudici e salvatori (Mt 25,31).

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  2. -->Tutto ciò che è stato scritto, lì è compiuto: ogni lettera è diventata Spirito e Vita.
    Per questo Paolo dice di non conoscere altro se non Gesù, il Messia Crocifisso (1 Cor 2,2).
    In Lui sono nascosti tutti i tesori della Sapienza e della Scienza (Col 2,3), in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2,9).
    La Sua Carne è l'Epifania di Dio.
    L'annuncio di Paolo non fa che de-scrivere , dipingere al vivo, il Crocifisso 
    (Gal 3,1).
    Egli è tutta la Scrittura.
    La croce è il distintivo necessario di Dio nel Suo Amore per questo mondo perduto.
    “Bisogna” che il Figlio dell'uomo sia innalzato (3,14): solo la sua vista è antidoto al veleno della menzogna antica.
    La croce infatti è la distanza infinita che Dio ha posto tra se stesso e ogni nostra immagine di Lui.
    Gesù significa il 'Signore salva'. 
    Sulla croce Gesù realizza il Suo Nome . È il Signore che salva l'uomo.
    Tutta la Scrittura si capisce alla luce del mistero pasquale di Gesù (2,22- 13,19- 14,29- 16,4): Mosè, i profeti e i Salmi parlano della necessità della Passione del Messia.
    Il Pastore regna in quanto 'Agnello che toglie il peccato del mondo' (1,29).
    La Sua croce rappresenta insieme l'odio del mondo e l'Amore incondizionato di Dio, che vince il male con il bene. Questo è il Suo modo di essere Re.
    Sulla croce si compie quanto profetò Zaccaria :”Il Signore sarà Re di tutta la terra e ci sarà il Signore soltanto, e soltanto il Suo Nome” (Zac 14,9). Dicono a Pilato di cambiare il titolo, scrivendo che è un sedicente re dei giudei. Pilato non cambia . La scritta resta immutabile. Questa è la nuova Scrittura, universale ed eterna.
    Ciò che è stato scritto allora, rimane valido per sempre: chi contempla il Crocifisso vede a viso scoperto, la Gloria.
    La nuova Scrittura è leggibile in ogni lingua.E' scritta in ebraico, lingua della promessa, perché i religiosi non presumano, ma accolgano la salvezza;in latino,lingua dei dominatori, perché i potenti siano convinti di impotenza;in greco, lingua dei sapienti, perché conoscano la propria stoltezza.
    Così tutti siamo salvati per grazia.
    Guardando la croce, ogni lingua proclama che :”Gesù è il Signore” “il Nome al di sopra di ogni altro nome” (Fil 2,9-11).

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