domenica 3 febbraio 2013

GESU' E PILATO Gv 18,28 - 32

1 commento:

  1.  FAUSTI – Dopo il canto del gallo , finiscono le tenebre e irrompe la luce.
    Il processo politico di Gesù si svolge dal mattino all'ora sesta , da quando il sole si leva all'orizzonte fino a quando sta nel punto più alto del cielo.
    La luce che viene nel mondo rompe le tenebre e cresce fino a raggiungere il Suo pieno fulgore sulla croce.
    Qui si manifesta il Re della Gloria.
    Giovanni , a differenza degli altri Vangeli, non racconta il processo davanti a Caifa. Lo accenna solamente, dopo l'interrogatorio davanti ad Anna. I capi dei sacerdoti e i loro servi, chiamati anche “giudei” conducono Gesù al pretorio. E' la residenza dove il governatore romano, nelle feste, dimorava per tenere sotto controllo le folle che venivano a Gerusalemme. 
    Il loro afflusso costituiva sempre pericolo di disordini.
    Gesù è quindi condotto dall'autorità romana, perchè esegua la condanna già decisa dall'autorità religiosa, senza alcun processo. In questo modo l'Agnello di Dio passa dai capi d'Israele al capo dei pagani : è il Salvatore del mondo che viene dai giudei.
    Siamo alla vigilia del sabato, al sesto giorno, quello della creazione dell'uomo .
    Sulla croce sarà creato l'uomo nuovo.
    E' inoltre vigilia della Pasqua, quando l'agnello viene immolato.
    Era l'aurora anche quando Abramo si incamminò per il sacrificio del figlio, che al terzo giorno fu salvato. Alla stessa ora ci sarà l'incontro con il Risorto di Maria al sepolcro (20,1) e dei discepoli sulla riva del mare (21,4).
    I capi dei sacerdoti e quelli con loro restano fuori dal pretorio. Gesù entra per rivelarsi anche ai pagani.
    Il testo inizia con Gesù condotto dentro il palazzo e termina con Gesù condotto fuori di esso. Dentro /fuori diventa una distinzione teologica . Dentro sta la Parola di verità e vita, fuori l'urlo di menzogna e morte, orchestrato dai capi religiosi.
    I capi religiosi non vogliono correre il rischio di impurità legale. Questa mentalità legalista tiene “fuori” dal luogo in cui si rivela la verità. 
    “Per poter mangiare la Pasqua” Chi vuole mangiare la Pasqua, sta uccidendo l'Agnello senza difetto né macchia. (1Pt 1,19). Pilato richiama i capi dei giudei alla legalità, che sempre tutela gli interessi dei più forti.
    La risposta dei capi tradisce irritazione : se glielo conducono, è un malfattore.Anche loro conoscono la legge, meglio di Pilato. Sanno che va condannato a morte. A Pilato spetta solo l'esecuzione. 
    I capi ne hanno deciso da tempo l'uccisione.
    Vogliono però che formalmente sia Pilato a deciderla. Sia perchè non possono uccidere, sia per lasciare a lui la spiacevole incombenza, che avrebbe attirato l'odio del popolo.
    Gesù è definito come “uno che fa il male”. L'innocente, che testimonia la verità e non si piega alla menzogna, per chi detiene il dominio è il malfattore più pericoloso.
    Proprio così si compiono le Scritture che dicono come il Servo sia annoverato tra i malfattori, addossandosi le nostre malefatte (IS 53,12).
    Dal dialogo si vede che Pilato può ma non vuole uccidere Gesù, mentre i capi lo vogliono, ma non possono. Alla fine i religiosi faranno ciò che non possono e i politici ciò che non vogliono.
    Con sorpresa, gli impotenti risultano onnipotenti nel male, e gli onnipotenti impotenti nel bene.
    Ironia della sorte o legge della storia?
    In questo modo Giovanni introduce il compimento delle Scritture.
    Qui le Scritture sono le Parole stesse di Gesù (2,22).
    In questo modo, davanti ai capi religiosi e politici, si introduce il tema fondamentale del racconto di Giovanni : il vero Re che dirige la storia, è Gesù, il Nazoreo. 
    Nel suo essere “innalzato” ci mostra l'Amore del Padre, ci fa conoscere Dio, vince il capo di questo mondo e attira tutti a sé. I nemici, che lo vogliono morto, sono strumento involontario e inconsapevole della Sua regalità . Lo metteranno sul trono , dove si rivelerà sovrano su tutti, perchè dà la vita per tutti.

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