venerdì 7 settembre 2012

ULTIMA CENA E LAVANDA DEI PIEDI GV 13,1-11




2 commenti:

  1. FAUSTI – Giovanni insiste sulla libertà di Gesù . Essa sa e vuole ciò che accade . La croce non è un incidente di percorso , è rivelazione definitiva del Figlio che, conoscendo l'amore del Padre, è uscito per comunicarlo ai fratelli. La “sua ora “ preannunciata all'inizio (2,4) e richiamata alla fine del libro dei segni (12,23), è quella del ritorno al Padre , l'ora della Gloria.
    Tutto “il giorno” di Gesù punta a questo momento. E' l'ora della croce , dove Creatore e creatura finalmente si incontrano e la creazione finalmente raggiunge il settimo giorno. E' l'ora in cui tutto è compiuto e Dio, portando a termine il suo lavoro, riposa.
    Non è “la” cena, quella della Pasqua ebraica, ma “una” cena, anticipo di ogni cena della comunità che si riunisce per mangiare la Pasqua del Signore, offerto sulla croce per la salvezza del mondo. “Quando il diavolo già aveva messo nel cuore” : l'evangelista sottolinea che è lui, con il suo inganno, il primo responsabile del male , per sua invidia entrò la morte nel mondo.
    Egli è il capo di questo mondo , che Gesù è venuto a espellere per salvare l'uomo.
    Giuda è vittima del diavolo, che gli fece balenare l'opportunità di consegnare Gesù. E' il figlio della perdizione, il figlio perduto : in lui si compie la Scrittura , che parla di Dio in cerca dell'uomo perduto.Nel traditore si oggettiva l'amore estremo che Dio ha per tutti.
    Gesù lava i piedi non prima, ma durante la cena. Non è quindi la purificazione per il pasto . È il centro del “suo” pasto. Questo conferisce al gesto un significato specifico di anticipo della “sua” Pasqua. Il Suo atto illustra la vita nuova che comunica ai fratelli. Lavare i piedi e dare il boccone a Giuda, con il comando dell'amore reciproco, sostituiscono in Giovanni il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia.
    Non si spoglia solo del mantello, ma delle vesti : come sulla croce, dove ci dona se stesso
    E' il Pastore bello che depone la sua vita a favore delle pecore.
    “Preso un telo” : insieme grembiule e asciugatoio, diventa la sua veste definitiva : quella del servo.
    Il racconto non dice se Pietro sia il primo o l'ultimo a cui Gesù lava i piedi. Lo nomina come rappresentante degli altri che certo avranno avuto la medesima reazione.
    Pietro chiama Gesù con il nome “Signore”.
    Gesù è il Signore in quanto servo, il Figlio che compie verso i fratelli la stessa opera del Padre. 
    E' il Signore da seguire : solo così siamo liberi, uguali a Lui, che non si mette sopra gli altri ma a servizio di tutti. Quanto Maria ha fatto per Gesù a Betania corrisponde a ciò che Gesù fa per i suoi discepoli nel Cenacolo.
    Con l'anticipazione tipica di chi ama , essa ha risposto all'amore con l'amore. Pietro reagisce perchè non capisce. Si oppone a Gesù come dopo la prima predizione della sua morte e resurrezione.
    Per lui il Cristo, Maestro e Signore, deve esigere da tutti ospitalità e accoglienza , intimità e riverenza.
    Accettare Lui che “lava i piedi” ci dona la capacità di amare come Lui ci ha amati, di aver parte alla sua vita di Figlio. Pietro vuol essere con Gesù . Anche se non Lo capisce, aderisce a Lui.
    Senza saperlo, dice una verità : il Signore, lavandogli i piedi, gli sanerà la radice del suo camminare.
    L'uomo è il cammino che fa : il nuovo modo di camminare gli laverà anche le mani e il capo. 
    Gli darà infatti anche un nuovo modo di agire e di pensare, perché gli donerà un cuore nuovo, quello di figlio a immagine del Padre.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    I piedi, in quel tempo, erano lavati dagli schiavi: era un compito da schiavo. E Gesù volle fare questo servizio, per darci un esempio di come noi dobbiamo servirci gli uni gli altri. Capovolge,
    Gesù capovolge l’abitudine storica, culturale di quell’epoca – anche questa di oggi – colui che comanda, per essere un bravo capo, sia dove sia, deve servire. Il servizio: davvero c’è gente che non facilita questo atteggiamento, gente superba, gente odiosa, gente che forse ci augura del male; ma noi siamo chiamati a servirli di più. E anche c’è gente che soffre, che è scartata dalla società, almeno per un periodo, e Gesù va lì a dir loro: Tu sei importante per me. Gesù viene a servirci Gesù rischia su ognuno di noi. Sappiate questo: Gesù si chiama Gesù, non si chiama Ponzio Pilato. Gesù non sa lavarsi le mani: soltanto sa rischiare! Questo è il servizio, questo è Gesù: non ci abbandona mai; non si stanca mai di perdonarci. Ci ama tanto. (Omelia, Messa in Coena Domini, Giovedì Santo, 29 marzo 2018)

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