domenica 21 aprile 2013

"...A TE CHE IMPORTA ? TU SEGUIMI" Gv 21, 20 - 23



3 commenti:

  1. Paolo rimase a Roma, annunciando il regno di Dio.
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 28, 16-20.30-31

    Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia.

    Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabili dei Giudei e, quando giunsero, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo o contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani. Questi, dopo avermi interrogato, volevano rimettermi in libertà, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. Ma poiché i Giudei si opponevano, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere, con questo, muovere accuse contro la mia gente. Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena».
    Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.

    Parola di Dio

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 10 (11)
    R. Gli uomini retti, Signore, contempleranno il tuo volto.
    Oppure:
    Alleluia, alleluia, alleluia.
    Il Signore sta nel suo tempio santo,
    il Signore ha il trono nei cieli.
    I suoi occhi osservano attenti,
    le sue pupille scrutano l'uomo. R.

    Il Signore scruta giusti e malvagi,
    egli odia chi ama la violenza.
    Giusto è il Signore, ama le cose giuste;
    gli uomini retti contempleranno il suo volto. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Manderò a voi lo Spirito di verità, dice il Signore;
    egli vi guiderà a tutta la verità. (Gv 16,7.13)

    Alleluia.


    Vangelo
    Questo è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e la sua testimonianza è vera.
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 21,20-25

    In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
    Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

    Parola del Signore

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    La forza di Paolo era questo incontro con il Signore, che faceva nella preghiera, come è stato il primo incontro sul cammino per Damasco, quando andava a perseguitare i cristiani. Paolo è l’uomo che ha incontrato il Signore, e non si dimentica di quello, e si lascia incontrare dal Signore e cerca il Signore per incontrarlo. Uomo di preghiera. (Santa Marta, 1 giugno 2017)

    FAUSTI – Simone di Giovanni, ora è davvero Pietro. Dopo queste parole “si volta” e vede l'altro discepolo, quello che Gesù amava. Mentre Pietro è chiamato a seguire Gesù, quest'altro già Lo segue, perché conosce l'amore. Adesso può volgersi a lui e vederlo, perché anche lui è convertito all'amore, grazie al perdono ricevuto.
    Pietro comprende adesso il ruolo dell'altro discepolo. I due sono sempre stati nominati insieme, tranne che in 6,68 dove Simone parla da solo, e ai piedi della croce, (19,26-35) dove l'altro discepolo è senza Simone. Ora anche Pietro può identificarsi con lui, perché ha compreso chi è colui a causa del quale il Signore muore. “Colui che si coricò sul Suo petto” è la definizione del discepolo amato , testimone dell'amore e autore del Vangelo. Sta sul petto del Figlio come il Figlio verso il seno del Padre (1,18).
    Per questo è in grado di narrarci il Figlio che ci narra il Padre.
    Ora anche Pietro , come lui, sa che il Signore lo ha amato e ha dato la vita per chi rinnega e per chi tradisce, per chi capisce e per chi non capisce. Conosce quel Dio che ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio Unigenito per salvarlo (3,16). - “Signore, e di lui,cosa sarà'?” Pietro interroga Gesù sul futuro dell'altro discepolo,che nel Vangelo non dice parola alcuna. Solo si autopresenta alla fine come testimone oculare del Trafitto (19,35) e autore del Vangelo (20,31), come conferma anche il redattore (21,24).
    Pietro si preoccupa per lui. Certo gli fa problema la presenza di uno così “altro” da lui, che sempre lo anticipa. Pensa forse di seguire lui, perché lui segue davvero il Signore ?
    “Se voglio che lui dimori finché vengo, che importa a te?” Non è semplice allusione alla longevità dell'Evangelista del quarto Vangelo : Gesù vuole positivamente che questo discepolo “dimori” finché Lui viene. L'amore è infatti testimonianza duratura della venuta nel mondo di quel Dio che è Amore (1Gv 4,8). In lui si svela il mistero profondo della storia : la venuta del Signore consiste nell'accogliere il Suo amore per noi, da cui scaturisce la nostra risposta d'amore per Lui e i Suoi fratelli . “Dio è amore, chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui”. La venuta del Signore è l'amore stesso, che ci fa Sua dimora.
    “Tu segui me” Non dice a Pietro di seguire lui : gli ripete . “Tu segui me”. Appunto come l'altro discepolo che rappresenta, al di là di ogni funzione, l'essenza stessa del discepolo. Egli non è da seguire , ma da imitare. Segue infatti la via migliore, quella dell'amore, corona della fede e della speranza , che mai tramonterà
    Si pensava che quel discepolo non sarebbe morto prima della venuta del Signore.
    Per questo si diceva che Giovanni, ormai molto vecchio, si era semplicemente addormentato in attesa della venuta del Signore. “ma Gesù non gli disse che “non muore”. C'è la rettifica sulla credenza della comunità. Gesù non dice che il discepolo amato “non muore” , vuole semplicemente che egli”dimori” sulla terra fino al Suo ritorno. Egli infatti rimane come testimone del Signore, il cui ritorno a noi sta ormai nella nostra risposta d'amore all'Amore ricevuto.
    Giovanni è davvero immortale.
    Conoscendo l'Amore del Signore, indica a tutti la sorgente dell'acqua che zampilla per la vita eterna (14,4- 19,34-35). La sua presenza, indefettibile, come il Dio Amore, richiama Pietro e tutti a quell'amore che è principio, mezzo e fine di tutto. Vangelo (19,35 – 20,30), che ci rende presente la sua testimonianza.

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