venerdì 24 agosto 2012

GESU' MESSIA PASTORE GV 10, 19 - 31


3 commenti:

  1. LETTURA DEL GIORNO
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 11, 19-26

    In quei giorni, quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore.

    Questa notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, e mandarono Bàrnaba ad Antiòchia. Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla considerevole fu aggiunta al Signore.

    Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Sàulo: lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 10, 22-30

    Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

    Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano’. Queste pecore hanno studiato per seguire Gesù e poi hanno creduto? No. ‘Il Padre mio che me le ha date è più grande’. E’ proprio il Padre che dà le pecore al pastore. E’ il Padre che attira i cuori verso Gesù. (Santa Marta, 19 aprile 2016)

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  2. FAUSTI - LA FESTA DELLA DEDICAZIONE - La festa ricorda la consacrazione del Tempio ad opera di Giuda maccabeo dopo la profanazione di Antioco Epifane. E' una festa simile a quella delle capanne,collegata alla consacrazione del primo Tempio di Salomone, nella quale Giovanni situa il suo racconto (c.7-10) La festa cade a metà dicembre. è la festa invernale delle luci
    L'inverno è la stagione morta, senza vita, con tempo brutto e burrascoso.
    In questo clima gelido si svolge il processo a Gesù, che porterà alla decisione di ucciderlo.
    Deve ancora passare una brutta stagione prima che i fiori appaiano nei campi e la voce della tortora , insieme a quella del diletto, si faccia udire nella gioia di Pasqua.
    Gesù passeggiava nel Tempio, dove, a più riprese, avevano cercato di catturarlo ( 7,30-32-44 8,20) di lapidarlo o di ucciderlo (7,1-19-25 8,37-40-59).
    E' nella casa del Padre suo (2,16) e vi passeggia in libertà.GESU' è' accerchiato, senza scampo, come vittima designata. E' l'ultimo scontro tra Gesù e i suoi nemici prima della passione. Come al solito, in Giovanni, “i giudei” non sono il popolo d'israele, ma i suoi capi, che non hanno accettato la testimonianza di Gesù e si oppongono a lui e ai suoi discepoli.
    Il Pastore, che “pone” la sua vita a vantaggio delle pecore, è accusato di togliere la vita.
    L'espressione, carica di significato nel contesto, vuol dire : togliere il fiato, non lasciar vivere, lasciare in sospeso, in dubbio mortale.
    Effettivamente, se Gesù è il Messia, devono morire le attese dei falsi capi.
    Devono anzi, morire loro stessi come capi.
    Provocano Gesù a dichiararsi apertamente Messia per poterlo accusare davanti ai romani, che non erano teneri con chi coltivava aspirazioni messianiche.
    Ma la sua rivelazione è scandalo e follia : è Pastore in quanto ucciso dai sapienti, è Signore in quanto crocifisso dai potenti. Se questo è il Pastore, i capi del popolo sono i ladri e i briganti, ai quali Dio è venuto a strappare di mano il suo gregge.
    “Ve lo dissi e non credete” è la medesima risposta che Gesù dà in Lc 22, 67 davanti al sinedrio.
    Quanto lui ha fatto e detto, ha un unico scopo : che noi crediamo che lui è il Cristo, il Figlio di Dio.
    La risposta di Gesù è centrata sulle opere che compie nel nome “del Padre suo”.
    L'ultima sua opera è stata quella di aprirci gli occhi per farci venire alla luce.
    Il criterio per riconoscere che la sua azione è da Dio, è il fatto che ci apre gli occhi, dandoci vita e libertà.
    E' sbagliato dire che si crede alla sola Parola, per pura fede.
    Ogni Parola esprime sempre un evento, colto nel suo significato : non è altro che la realtà, in quanto capita e comunicata.
    La Parola di Gesù fa leggere le sue opere come “segno” di quel Dio che dà luce, vita e libertà.
    Sono esse che testimoniano di lui come Messia.
    E' il Pastore Bello che va in cerca della pecora smarrita.I suoi avversari non possono credere in Lui : non seguono Lui, il Pastore bello, ma un altro pastore, la morte.
    Credere o meno non è una questione teorica, ma pratica : è un atto di libertà nostra, in cui decidiamo quale fondamento scegliere per la nostra esistenza . L'uomo comunque vive di fede, e crede in ciò a cui affida la sua vita , si tratti di cose, idee, persone.
    Se non si affida a chi dà la vita, si affida ai suoi idoli,
    che gliela tolgono.

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    1. --->Ma il Figlio non taglia il dialogo con i fratelli . Anche chi non crede è chiamato a seguirlo. Tutti infatti siamo suoi, predestinati a essere figli nel Figlio. Dal 9, 41 Gesù si sta esplicitamente rivolgendo a chi non crede, perchè veda la propria cecità e desideri la luce. E' un aggancio al discorso precedente sul Pastore (vv.1,21).Anche gli avversari sono chiamati ad ascoltare la Sua voce.
      Sta parlando proprio a loro.
      Chi crede nel Figlio mandato dal Padre, ha la vita eterna (3,16) : la sua stessa vita di Figlio, che Egli è venuto a mettere a disposizione di tutti, perchè non perisca niente di ciò che il Padre gli ha dato(6,39). E' una vita che vince la morte (8,519 , una fonte di acqua zampillante ( 4,14) offerta a chiunque ha sete e viene a Lui (7,37).
      Ne' alcuno le rapirà dalla mia mano :la mano indica la forza, il potere, la capacità di agire.
      Il Pastore Bello rassicura le sue pecore : la sua mano , che è la stessa del Padre, le difende efficacemente da ladri, briganti e lupi.
      Gesù proprio mentre è in preda ai nemici suoi e del gregge, rinfranca i suoi discepoli.
      Subiranno scandalo dalla sua morte e dalle difficoltà che incontreranno, “ Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse” ( Mc 14,27). Ma il Risorto le riunirà dopo la Pasqua.
      Allora capiranno che la Sua mano è onnipotente in quanto inchiodata al legno della croce.
      "IO E IL PADRE SIAMO UNA COSA SOLA" E' il culmine della rivelazione di Gesù. Corrisponde alla sua affermazione sul Figlio dell'uomo che " siede alla destra della potenza di Dio" (Lc 22, 69) .
      Il Padre e il Figlio sono piena comunione d'Amore, un unico essere e agire, capire e volere. E' il mistero di Dio che è "Uno", ma non solo . E' perfetta unità tra Padre e Figlio.
      A chi gli aveva chiesto se è il Cristo, Gesù risponde che lo è , ma in modo "altro" . è l'Altro, Dio stesso, il Figlio che è una cosa sola col Padre.

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