lunedì 27 agosto 2012

LAZZARO , PER LA GLORIA DI DIO! GV 11,1 -16


1 commento:

  1. S. FAUSTI - "C'era un infermo, Lazzaro di Betania, del villaggio di Maria e Marta sua sorella".
    Siamo all'ultima chiamata, quella definitiva, 
    che ci fa pienamente suoi discepoli.
    "Betania" significa "casa del povero" o "dell'aflitto", e richiama l'altra Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni il Battezzatore riconosce in Gesù il Figlio di Dio.
    Qui sarà riconosciuto da Marta.
    Lazzaro è infermo : non sta in piedi .Rappresenta ogni uomo che , davanti al male, prima vacilla, poi cade e infine muore.
    L'attività del Figlio dell'uomo è rialzare l'uomo dal suo male e risuscitarlo dalla morte.
    Lazzaro è l'unico miracolato di Giovanni che ha un nome proprio : è il primo che esce dal sepolcro per seguire il "Pastore Bello", che chiama ciascuna delle sue pecore per nome.
    Il suo nome significa "Dio aiuta" : nella morte, come nella nascita, nessuno se la cava da se stesso. Nessuno nasce senza madre, nessuno muore senza il Padre
    La fede nella risurrezione dei morti , in Israele, non è frutto di speculazioni filosofiche : è nata dall'esperienza che Dio ama il suo popolo, gli è amico e gli resta fedele sempre. .Anche "questa" infermità non è per la morte, ma per la gloria di Dio.
    La morte è il luogo primo di ogni equivoco sulla vita. Può infatti essere intesa come separazione da tutto o come comunione con Dio.
    La malattia per la morte è il peccato . esso è il pungiglione che infetta la nostra esistenza, rendendoci egoisti e chiudendoci all'amore del Padre e dei fratelli. Ma dove ha abbondato il peccato,
    sovrabbonda la grazia : ora ogni malattia e morte può diventare "per la gloria di Dio", che a tutti usa Misericordia. "Dimorò nel luogo dov'era due giorni" Gesù rimane dove si trova e lascia che l'amico muoia.
    Se fosse andato, non sarebbe morto.
    Volutamente arriverà tardi.
    Due giorni dopo l'annuncio della malattia dell'amico, quando sa che ormai il suo destino è compiuto, Gesù propone ai discepoli di tornare in Giudea. Da lì s'era da poco ritirato per l'ostilità incontrata da parte di chi ha il potere. Gesù torna a Gerusalemme per l'ultima volta. "Dobbiamo compiere le opere di Colui che mi ha mandato finchè è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare"(9,4). Lazzaro è chiamato "il nostro amico". Si ribadisce per la terza volta che l'amore del Signore per noi e la nostra amicizia con Lui, che ci fa amici tra di noi, è principio di risurrezione e di vita.
    Per noi la morte è la fine di ogni speranza.
    per Gesù, invece, sulla linea della rivelazione biblica, è termine del giorno vecchio e inizio del sonno ristoratore, cui segue il risveglio di un nuovo giorno. La morte è sdrammatizzata : non è sprofondare nel buoi, ma riposo pacificatore, popolato dai sogni segreti del cuore.
    Siccome il Figlio gli è amico e lo ama, Lazzaro , come ogni uomo, anche se è morto, vive.
    Amare uno significa dirgli . "Tu non morrai".
    Alla luce dell'amore del Figlio, la morte non è più l'attesa angosciante, l'abisso che risucchia, la tragedia della vita,è Comunione con il Padre. - Gesù ha atteso che Lazzaro morisse. Dopo aver parlato di sonno e di risveglio , chiarisce l'equivoco : sta parlando della morte,dalla quale lo risveglia per rivelare la gloria di Dio.
    Sembra assurdo : annunciando che l'amico Lazzaro è morto, gioisce per i suoi discepoli di non essere stato là per guarirlo.
    La risurrezione di Lazzaro sarà per i discepoli il segno che fa loro credere in Gesù come "Risurrezione e Vita".
     Tommaso è chiamato "gemello" : è "l'altro" di Gesù, disposto a morire non "per" Lui, come Pietro, (13,17) ma "con " Lui.
    Non sa ancora che, per Gesù, il suo morire è un dare la vita a favore dei fratelli, per riceverla di nuovo (10,17).

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